Audiatur et altera pars!
Audiatur et altera pars!

Audiatur et altera pars!

    Audiatur et altera pars!

    Si deve ascoltare chi ha un parere diverso! È un principio fondamentale della civiltà del diritto nata in Italia e che era già presente nella Roma antica.

    Ecco qui di seguito un parere diverso da quello propinato dal monopolio dell’informazione dopata. Personalmente, non da avvocato, né da medico ma da filosofo propongo dal 24 febbraio 2020 un’interpretazione ricca di interrogativi e su quanto sta accadendo. Tutto poi è confluito nel mio libro: Eu-Dàimon. La felicità nell’anno di grazia 2020. Lo trovi qui:

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E, naturalmente, anche su Amazon:

https://www.amazon.it/Eu-Dàimon – Mauro Turrini

     Già dicevo che “il sonno della ragione genera mostri”. Risvegliamo dunque l’intelligenza e aggreghiamoci per il Bene dell’Umanità.

     Ecco un video di rilevanza straordinaria. Grazie a BYOBLU!

    CLICCA sul LINK qui sotto per aprire il video:

LA TRUFFA DEL COVID: UN CRIMINE CONTRO L’UMANITÀ (byoblu.com)

     Riportiamo di seguito il discorso dell’avvocato Reiner Fuellmich membro di una commissione d’inchiesta in Germania che intende fare luce sulla diffusione del Covid 19 e sulle risposte date dai governi. L’avvocato definisce l’infodemia da Coronavirus come il più grande crimine contro l’umanità. Il suo video è stato visto milioni di volte, ne hanno parlato in molti paesi del mondo ed è stato tradotto e commentato in numerose lingue. Byoblu24 è il TG della Tv dei cittadini, con la missione di parlare di ciò di cui veramente i cittadini parlano, e non di quello di cui i media vogliono farli parlare. Per questo lo abbiamo tradotto e doppiato per voi. Sappiamo che le affermazioni dell’avvocato sono forti, e in alcuni casi sembrano essere contraddette dal recente aumento dei casi nelle terapie intensive degli ospedali, ma crediamo che l’informazione non debba avere un ruolo pedagogico nella società: quello, lo lasciamo volentieri alle grandi televisioni e ai giornali. Per noi, le informazioni e le opinioni, qualificate e diffuse, vanno date, perché i cittadini sono abbastanza grandi per decidere da soli ciò che è vero e ciò che è falso. O anche… ciò che non è del tutto vero, ma neppure del tutto falso.

     Di seguito la trascrizione dell’intervento di Fuellmich, mentre in cima all’articolo (o sulle app DavveroTV) potete vedere ed ascoltare il video.

Buonasera, sono il Dottor. Reiner Fuellmich, da 26 anni avvocato abilitato sia in Germania che in California.

Sono attivo soprattutto in processi contro grandi imprese fraudolente come la Deutsche Bank, in passato tra le più stimate banche a livello mondiale e oggi tra le più “tossiche” organizzazioni criminali del mondo; la Volkswagen, uno dei più grandi produttori di automobili, oggi famigerato per le sue truffe con le emissioni diesel, e la Kühne + Nagel, la più grande compagnia di spedizioni del mondo contro la quale stiamo agendo legalmente in un processo relativo a tangenti milionarie.

La Commissione Corona

Inoltre, sono uno dei tanti membri della “Commissione Corona” tedesca che a partire dal 10 luglio ha sentito il parere di una miriade di scienziati ed esperti a livello internazionale, allo scopo di trovare risposte in merito alla crisi del coronavirus, domande che sempre più persone in tutto il mondo si pongono.

Tutti gli appena menzionati casi di gravi frodi impallidiscono di fronte alla grandezza dei danni che sta provocando nel frattempo la crisi del coronavirus. Tale crisi del coronavirus andrebbe oggi più propriamente rinominata “scandalo del coronavirus”, sulla base di tutto ciò che oggi sappiamo, e i relativi responsabili dovrebbero risponderne sia penalmente che civilmente.

A livello politico, ci si dovrebbe impegnare affinché qualcosa di simile non si possa ripetere mai più.

Un crimine contro l’umanità?

Perciò oggi vi spiegherò come un gruppo di colleghi giuristi di tutto il mondo porterà in tribunale il più grande e scandaloso caso di truffa di tutti i tempi.

E vi spiegherò anche perché al contempo tale scandalo abbia assunto le sembianze del più grande crimine contro l’umanità, un reato che fu definito per la prima volta nell’ambito del Processo di Norimberga e che oggi è disciplinato dall’art. 7 del Codice penale internazionale.

Tutto quello che non torna

Le tre domande decisive per l’elaborazione dello “scandalo del coronavirus” in tribunale recitano:

1) Siamo di fronte ad una pandemia da coronavirus o ad una pandemia di tamponi PCR? Ossia: il risultato positivo di un tampone significa che si è in presenza di un’infezione da Covid-19 o ciò non ha alcuna connessione con l’infezione da Covid-19?

2) Le cosiddette “misure anti-Covid”, come il lockdown, le mascherine obbligatorie, la regola della quarantena, servono a proteggere la popolazione mondiale dal coronavirus o servono a scatenare in modo mirato e gratuito il panico tra la popolazione, cosicché quest’ultima ritenga di essere in pericolo di vita e di conseguenza le industrie del farmaco e dell’high-tech possano fare enormi profitti attraverso la vendita di tamponi, test anticorpali e vaccini, e a rendere infine possibile la raccolta delle nostre “impronte digitali genetiche”?

3) Il governo tedesco ha subito particolari pressioni dai protagonisti della dichiarazione di pandemia (Drosten, Wieler e Tedros dell’OMS), affinché la famosa “Germania disciplinata” fungesse da modello per il mondo nella rigorosa applicazione delle restrizioni anti-covid?

Le misure di lockdown hanno danneggiato la vita di milioni di persone

Le risposte a tali domande vanno urgentemente trovate soprattutto perché il presunto nuovo e altamente pericoloso coronavirus non ha causato da nessuna parte nel mondo un eccesso di mortalità. Le misure anti-covid basate sul tedesco “Test Drosten” sono nel frattempo costate la vita a innumerevoli persone e hanno distrutto la vita economica di innumerevoli imprese e individui in tutto il mondo.

In Australia, ad esempio, chi non indossa la mascherina (o, ad avviso dell’autorità, non la indossa correttamente) viene chiuso in carcere. Nelle Filippine chi non indossa la mascherina (o non la indossa correttamente ad avviso dell’autorità) viene fucilato.

Voglio per prima cosa fornirvi una sintesi dei fatti come essi sono riconoscibili oggigiorno.

La cosa più importante in un processo legale è stabilire i fatti e cioè stabilire cosa realmente è successo, poiché l’applicazione del diritto dipende sempre da quali sono i fatti che vanno concretamente presi in considerazione. Voglio ad esempio che qualcuno venga condannato per truffa? Di certo non avrò successo se porterò in tribunale i fatti relativi ad un incidente d’auto.

Alcune domande per capire fino a che punto siamo arrivati

Pertanto, cosa è realmente successo relativamente alla presunta pandemia da coronavirus? I seguenti dati sono in gran parte dovuti al lavoro della “Commissione Corona” tedesca, fondata da quattro avvocati per poter stabilire, attraverso la consultazione di esperti e scienziati internazionali, quanto segue:

1) Quanto è realmente pericoloso questo virus?

2) Che validità ha un test PCR positivo?

3) Quali danni collaterali hanno provocato nel frattempo le restrizioni anti-covid sulla salute degli uomini e sull’economia?

Comincerò con ciò che è avvenuto nel maggio 2019 e poi all’inizio del 2020 e con quanto accaduto 12 anni prima in merito all’influenza suina, in modo tale che possiate seguire il filo del mio intervento.

Una storia che inizierebbe già nel 2019

Nel maggio 2019 il più forte dei due partiti al governo in Germania, la CDU, ha tenuto un congresso sulla salute globale, apparentemente sotto la spinta di grandi attori dell’industria farmaceutica e dell’high-tech. In tale congresso, hanno tenuto i loro discorsi non solo i vertici della CDU, Merkel e Spahn, ma anche il professor Drosten, presso l’ospedale “Charitè”, il professor Wieler, veterinario e capo del RKI (equivalente dell’Istituto Superiore di Sanità italiano) e il signor Tedros, filosofo e capo dell’OMS.

Altresì presenti erano i due capi lobbysti dei due più grandi fondi per la salute del mondo, cioè la Bill & Melinda Gates Foundation e il Welcome Trust, i quali a loro volta si unirono al coro.

Meno di un anno dopo le stesse persone svolsero un ruolo decisivo per la dichiarazione di pandemia planetaria a seguito della quale una massiccia esecuzione di test PCR avrebbe provato un altrettanto grande numero di presunti infetti nel mondo. Tali presunte infezioni furono poste alla base di vari lockdown a livello mondiale, dell’obbligo di distanziamento sociale e di indossare le mascherine.

I dubbi sulla definizione di pandemia

A questo punto è importante sapere che la definizione di “pandemia” era stata modificata 12 anni prima: fino a quel momento, veniva ritenuta “pandemia” una malattia diffusa a livello mondiale, con molti malati gravi e molti decessi. Improvvisamente, per pandemia si intese soltanto una malattia diffusa a livello mondiale, senza bisogno che questa causasse molti malati gravi e molti decessi.

A causa di questo sorprendente e mai spiegato cambiamento di definizione, all’OMS (strettamente collegata alla grande industria farmaceutica mondiale) fu possibile dare il nome di pandemia all’influenza suina nel 2009. Ciò ebbe come conseguenza la produzione di costosi vaccini, i quali vennero poi venduti a livello globale in virtù di contratti ancora oggi tenuti segreti.

Tali vaccini si rivelarono non soltanto inutili, giacché l’influenza suina si dimostrò essere una lieve patologia (nonostante tutti i messaggi terroristici dell’industria farmaceutica e degli ambienti accademici ad essa collegati che paventavano milioni di morti se non ci si fosse vaccinati), ma provocarono anche gravi effetti collaterali: circa 700 bambini in Europa si ammalarono in modo incurabile di narcolessia e sono ancora oggi gravemente invalidi.

Dunque, i vaccini acquistati con ingenti somme di denaro pubblico dovettero essere distrutti con altrettanto grandi somme di denaro pubblico.

Il ruolo del virologo Drosten

Già a quei tempi, il virologo tedesco Drosten apparteneva a coloro che con tutte le forze seminarono il panico con profezie terrificanti. Alla fine, fu soprattutto grazie al dottor Wolfgang Wodarg e dei suoi sforzi in qualità di parlamentare tedesco e membro del Consiglio d’Europa, se si mise fine a tale bufala, prima che essa potesse avere conseguenze ancor più gravi.

A marzo 2020 il governo tedesco ha dichiarato una “situazione epidemica di portata nazionale” sulla cui base è stato imposto il lockdown con conseguente sospensione a tempo indeterminato dei più importanti diritti fondamentali. Per prendere tali decisioni il governo tedesco ha fatto leva su di un unico punto di vista, in palese violazione del principio universale secondo cui bisogna sempre ascoltare anche l’altra parte: “audiatur et altera pars”.

E tale unico punto di vista è stato quello del professor Drosten, ossia di colui che 12 anni prima aveva prodotto il catastrofico falso allarme sull’influenza suina.

Gli scienziati che non sono stati ascoltati

Siamo venuti a conoscenza di ciò grazie ad un informatore di nome David Sieber, rappresentante del partito dei Verdi, che per la prima volta ci ha informati in merito il 29 agosto 2020 a Berlino, durante un evento a cui ha partecipato anche Robert Kennedy Jr. e durante il quale entrambi hanno tenuto un discorso.

David Sieber ha ribadito quanto sopra in un’audizione presso la “Commissione-Corona”, poiché gli erano sorti enormi dubbi sulla narrativa ufficiale dei politici e dei media mainstream. Pertanto, egli ha accertato l’esistenza di una vasta pletora di scienziati che sostenevano tesi opposte alle allarmanti previsioni di Drosten.

Questi scienziati ritengono che non si sia trattato di niente di più pericoloso di una normale influenza stagionale, che la popolazione abbia già acquisito una immunità incrociata o di base verso questo virus a causa del pregresso contatto con altri coronavirus e che perciò non vi fosse bisogno di particolari misure né tanto meno di vaccini contro questo coronavirus.

Tra questi scienziati ci sono:

lo scienziato più citato al mondo: il professor John Ioannidis della Stanford University in California, specialista in statistica, epidemiologia e salute pubblica, il professor Micheal Levitt, premio Nobel per la chimica e biofisico alla Stanford University, la professoressa tedesca Karin Mölling, Sucharit Bhakdi, Knutt Wittkowski, Stefan Homburg e altre centinaia di scienziati, compreso il dottor Mike Yeadon.

Mike Yeadon è l’ex vicepresidente e direttore scientifico di Pfizer, una delle più grandi multinazionali del farmaco a livello mondiale. Di lui parlerò più avanti.

“Le misure anticovid non avevano alcun fondamento”

Tra marzo e aprile 2020, una volta acquisite tali informazioni, il signor Sieber si è rivolto ai dirigenti del suo partito per proporre loro di offrire al pubblico queste diverse opinioni e spiegare che non c’era motivo di panico. Anche l’ex giudice della Corte Suprema britannica, Lord Sumption ha raccolto simili dati ed è giunto alla conclusione che le misure anti-covid non avevano alcun fondamento.

Allo stesso modo si è espresso il presidente emerito della Corte costituzionale tedesca, Hans Jürgen Papier, il quale ha ripetutamente mostrato dubbi sulla legittimità costituzionale delle misure anti-covid.

Invece di prendere nota di queste opinioni e discuterne con David Sieber, i dirigenti del partito dei Verdi hanno dichiarato che i messaggi di panico del signor Drosten fossero appropriati, senza mai entrare nel merito dei contenuti e delle informazioni a loro fornite, e lo privarono dei suoi incarichi nel partito.

L’accusa di complottismo per screditare l’avversario

Sieber è stato etichettato come complottista e privato dei suoi incarichi nel partito. Allo stesso modo ha proceduto la ONG Transparency International nei confronti di uno dei suoi membri del consiglio di amministrazione, il dottor Wolfgang Wodarg: invece di indagare concretamente sulle sue indicazioni in merito ad una diffusa corruzione negli ambienti della politica e dell’industria farmaceutica e dell’high-tech, gli è stato negato, il 26/09/2020, qualunque confronto sulle sue opinioni e quelle di altri scienziati.

Anche il dottor Wodarg è stato etichettato come complottista e forzato a ritirarsi dal suo ruolo di membro del consiglio di amministrazione della ONG.

Dunque, una ONG anticorruzione si rifiuta di indagare in merito a concrete denunce di corruzione dell’industria farmaceutica e allo stesso tempo asserisce di combattere la corruzione insieme al Consiglio europeo dell’industria chimica.

I test PCR non sono attendibili

Adesso passiamo agli attuali dati in merito alla pericolosità del virus, alla completa inidoneità dei test PCR per individuare gli infetti e alle misure assolutamente inutili e prive di basi scientifiche come il lockdown, basato su nessun dato attendibile relativo ai contagi.

Ora sappiamo qui in Germania, così come in tutto il mondo, che i sistemi sanitari non sono stati mai in pericolo di collassare a causa del Covid-19. Al contrario, molti ospedali sono rimasti vuoti e sono tuttora vuoti ed alcuni sono ad un passo dall’insolvenza. Da nessuna parte c’è stato un eccesso di mortalità, vari studi (tra cui quello del professor Ioannidis) mostrano che la mortalità da Covid-19 corrisponde a quella di una normale influenza.

Anche le immagini di Bergamo e New York, usate per creare panico nel mondo da parte dei media mainstream, si sono rivelate essere consapevoli rappresentazioni fuorvianti.

Il ruolo dei media nella diffusione del panico

Gli stessi media mainstream, così come l’OMS, sono d’altronde in buona parte finanziati e influenzati dall’industria farmaceutica e dell’high-tech.n. Il fatto che tra la popolazione tedesca sia stato seminato il panico in modo mirato, è dimostrato da un documento del Ministero dell’Interno tedesco (oggi chiamato “documento del panico”), il cui contenuto corrisponde alle esternazioni del direttore del Robert Koch Institut, il professor Wieler.

Quest’ultimo ha più volte ribadito che le misure anti-covid dovessero assolutamente essere rispettate “senza porsi domande”. Egli ha ogni volta spiegato come la situazione fosse estremamente minacciosa, nonostante i dati del suo stesso istituto dicessero l’esatto contrario. Nel “documento del panico” del Ministero dell’Interno viene tra le altre cose proposto di infondere paura e terrore nei bambini, avvertendo loro che, laddove non si fossero attenuti alle misure anti-covid, si sarebbero resi responsabili della “morte straziante dei loro genitori e dei loro nonni”.

Ecco perché sono morte così tante persone a Bergamo

La maggior parte dei decessi verificatisi a Bergamo sono con alta probabilità dovuti al fatto che, a causa del panico diffuso, persone effettivamente infette da influenza o coronavirus sono state trasferite all’interno delle RSA, allo scopo di liberare posti negli ospedali locali per eventuali nuovi casi di Covid-19, che non sono in seguito mai sopraggiunti.

Le RSA erano occupate da persone con sistemi immunitari gravemente indeboliti da patologie preesistenti e da precedenti vaccinazioni antinfluenzali che hanno ulteriormente contribuito a indebolirli. A New York solo alcune cliniche (assolutamente non tutte) sono risultate eccessivamente affollate, sulla nave ospedale “Comfort” sono stati occupati soltanto 20 delle migliaia di posti letto messi a disposizione.

Anche a New York, molti anziani con patologie preesistenti e sistemi immunitari indeboliti in preda al panico hanno preso d’assalto gli ospedali e sono stati vittime talvolta di infezioni contratte in ospedale, talaltra di trattamenti sbagliati, come ad esempio l’intubazione.

Il Covid è concausa di morta, ma non l’unica causa

Certamente il Covid-19, così come l’influenza, è una malattia pericolosa che può (così come l’influenza stagionale) in particolari casi avere un decorso grave e provocare anche dei morti. Tuttavia, come dimostrato attraverso le autopsie eseguite dal medico legale, professor Klaus Pütschel, quasi tutti i morti (così come in Italia) avevano un’età superiore all’aspettativa di vita media e soffrivano di altre gravi patologie pregresse.

Praticamente nessuno di coloro a cui è stata eseguita l’autopsia dal professor Pütschel è morto a causa del coronavirus. Al riguardo va tuttavia menzionato quanto segue:

Il Robert Koch Institut ha all’inizio stranamente sconsigliato di effettuare autopsie.

Inoltre, vari medici e ospedali in tutto il mondo hanno ricevuto altissimi incentivi finanziari affinché classificassero come vittime del Covid-19, persone che per esempio erano morte a seguito di attacchi di cuore o perché erano state investite da un bus.

Senza le autopsie non sarebbe mai stato scoperto che la gran maggioranza dei presunti morti per Covid-19 in realtà erano deceduti a causa di tutt’altre malattie, non per Covid-19.

Il lockdown è stato imposto quando il virus stava già scomparendo

L’asserzione che il lockdown sia stato efficace perché c’erano molte infezioni da SARS-COV 2 e i sistemi sanitari sarebbero altrimenti collassati è sbagliata per 3 diverse ragioni, come dimostrano i numeri:

1) Il lockdown è stato imposto quando il virus stava già scomparendo, o meglio quando i presunti contagi
stavano diminuendo

2) La popolazione è da tempo già protetta da immunità incrociata o di base. La popolazione è dunque già dotata di una protezione la quale agisce non solo contro l’influenza ma anche contro i vari coronavirus presenti in ogni ondata influenzale.

Pur ammettendo questa volta si sia trattato di un diverso ceppo di coronavirus, il sistema immunitario proprio del corpo umano memorizza ogni virus con cui ha avuto a che fare nel passato e riconosce pertanto anche un presunto nuovo virus della famiglia corona perché esso avrà in ogni caso caratteristiche simili.

Le responsabilità di Drosten, Wieler e dell’OMS

Peraltro, è così che il professor Drosten ha sviluppato il suo test PCR:

Senza aver mai visto il presunto virus di Wuhan, egli ha(sulla base delle notizie ricevute da Wuhan attraverso i social media) sviluppato al computer tale test che sarebbe presuntivamente in grado di individuare i contagiati da Covid-19 e lo ha in seguito commercializzato sia in Germania, con l’aiuto di del veterinario Wieler dell’RKI, che nel resto del mondo, con l’aiuto del filosofo Tedros, capo dell’OMS macchiato di accuse di genocidio e avvolto da scandali.

Nello sviluppare tale test, Drosten ha preso le mosse da un preesistente virus SARS e lo ha successivamente inviato in Cina affinché venisse accertato se le vittime del presunto nuovo coronavirus risultassero positive al test. Le vittime risultarono effettivamente positive ed in seguito a ciò l’OMS del signor Tedros ha lanciato l’allarme globale, ha proclamato la pandemia (nella sua nuova versione di 12 anni fa astrattamente proclamabile per ogni ondata influenzale) e ha raccomandato l’impiego in tutto il mondo del test PCR di Drosten per individuare i contagiati dal virus ora noto come SARS-COV 2.

Va evidenziato ancora una volta che Drosten è stato l’unico (o comunque il più importante) consulente del governo tedesco ed è stato lui ha raccomandare l’imposizione del lockdown, del distanziamento sociale e dell’uso delle mascherine.

Va inoltre evidenziato che la Germania è stata al centro del più intenso lavoro di lobbying dell’industria farmaceutica e dell’high-tech, proprio affinché il mondo imitasse l’esempio dei tedeschi, noti per essere considerati il popolo più disciplinato (o, a partire dall’epoca guglielmina, il più asservito all’autorità), per combattere la cosiddetta pandemia.

Positivo non significa per forza contagiato

3) Il test PCR viene commercializzato sulla base di un’errata affermazione di fatto in merito al contagio e ciò costituisce il punto decisivo: è ormai noto che, contrariamente a quanto affermano Drosten, Wieler e l’OMS, attraverso tali test PCR non si può accertare in nessun modo, neanche lontanamente, l’avvenuto contagio da alcun tipo di virus, tantomeno un contagio da SARS-COV 2.

Non solo la maggior parte dei test PCR è espressamente non autorizzata per fini diagnostici, come correttamente indicato nei loro foglietti illustrativi e così come lo stesso inventore dei test PCR, Kary Mullis, ha più volte rimarcato, ma vi è di più, essi non sono nemmeno astrattamente in grado di adempiere a scopi diagnostici, non lo sono!

Ciò comporta che, contrariamente a quanto asseriscono Drosten, Wieler e l’OMS da inizio febbraio 2020 a questa parte, un test risultato positivo non significa che si sia in presenza di un contagio! Dunque, se un soggetto risulterà positivo a un test, da ciò non si può assolutamente desumere che egli sia stato contagiato da alcunché, tanto meno dal SARS-COV 2.

Ciò è confermato dallo stesso Robert Koch-Institut quando richiama l’attenzione sul fatto che persino l’evidenza del genoma del SARS-COV 2 non costituisce una prova diretta della capacità di contagiare di un paziente. Per caso il personale del RKI sa qualcosa che il loro capo, il veterinario Wieler, non sa?

Il virus non è stato ancora isolato

Questi test sono in grado di individuare una o due sequenze, invisibili a occhio nudo, della molecola raccolta attraverso il tampone. Non sappiamo tuttora se qualcuno abbia realmente isolato questo virus con metodi scientificamente corretti, perciò non si sa neanche cosa si deve cercare con il test, poiché questo virus (così come tutti i virus influenzali) muta molto rapidamente.

Dunque, il test raccoglie una o due sequenze di una molecola attraverso un tampone, dopodiché queste sequenze vengono “gonfiate” in più cicli affinché diventino visibili. Lo stesso New York Times riporta che tutto ciò che risulta da un numero di cicli maggiore di 35 porta ad un esito completamente inaffidabile e non sostenibile scientificamente. Ebbene, il test di Drosten e gli ulteriori diversi test raccomandati dall’OMS sono regolati per effettuare 45 cicli.

Ciò permette di produrre un alto numero di soggetti positivi e conseguentemente di fornire la falsa asserzione secondo la quale vi sarebbe un altrettanto numero di contagiati. Il test non è in grado di distinguere la materia inattiva da quella capace di moltiplicarsi, risulterà quindi “positivo” anche laddove dovesse individuare un semplice frammento di una molecola, il che non indica nient’altro che il sistema immunitario del soggetto positivo ha combattuto e sconfitto un qualcosa, per esempio un raffreddore.

I test PCR danno molti falsi positivi: l’ammissione di Drosten

Addirittura lo stesso Drosten dichiarò nel 2014 in un’intervista a una rivista tedesca, in merito all’infezione da virus MERS, che i test PCR sono talmente sensibili che possono far risultare positivi anche individui in piena salute e assolutamente incapaci di contagiare gli altri.

Egli dichiarò letteralmente, riconoscendo esplicitamente il “terrorismo mediatico”, che “se un simile patogeno, dovesse scivolare attraverso la mucosa nasale di un’infermiera per un giorno intero, senza che quest’ultima sia malata o che comunque avverta alcun sintomo, essa risulterebbe comunque come “caso MERS”.

Questa è una delle spiegazioni dell’esplosione di casi in Arabia Saudita, unita al fatto che i media locali hanno incredibilmente gonfiato la situazione.” Drosten si è dimenticato di ciò o l’ha consapevolmente sottaciuto in relazione alla vicenda del coronavirus? Poiché quest’ultima si è rivelata particolarmente lucrativa per l’industria farmaceutica.

Realisticamente, una dimenticanza appare implausibile…

La differenza tra cold infection e hot infection

In sintesi, questo test non è in grado di accertare alcuna infezione, contrariamente a quanto affermano tutte le altre errate tesi opposte. Poiché un’infezione non significa semplicemente trovare il virus da qualche parte, ad esempio nella gola di una persona (cosiddetta “cold infection”), senza che esso provochi altre conseguenze.

Per poter parlare di una reale infezione, il virus deve penetrare nelle cellule, moltiplicarsi all’interno di esse e accompagnarsi a sintomi come ad esempio mal di testa o mal di gola. Solo in quel momento la persona può dirsi “infetta” (cosiddetta “hot infection”). Solo in quel caso la persona sarà in grado di contagiare gli altri, in caso contrario il virus sarà totalmente innocuo sia per l’ospite che per le altre persone.

Ancora una volta: tutto ciò indica che un test positivo (N.B. contrariamente a tutte le altre tesi opposte, come quella di Drosten, Wieler o dell’OMS) non significa nulla relativamente all’infezione.

Ciò è confermato altresì dal RKI all’interno del suo ultimo bollettino epidemiologico e da una vasta gamma di esperti che ritengono che non si sia mai assistito ad una pandemia di COVID-19, bensì semplicemente ad una pandemia di test PCR.

Per di più, la mortalità di questo coronavirus corrisponde a quella di un’influenza stagionale.

La lista degli scienziati dissidenti

A questa conclusione sono pervenuti molti scienziati tedeschi come il professor Bhakdi, la professoressa Reiss, il professor Mölling, il professor Hockertz, il professor Wallach e molti altri tra i quali si annoverano i già citati professor John Ioannidis e il premio Nobel Michael Levitt della Stanford University.

L’ultimo in questa lista di scienziati è l’altresì già menzionato il dottor Mike Yeadon, per 16 anni vicepresidente e Chief Science Officer della Pfizer, il quale lo scorso settembre assieme ad un gruppo di colleghi ha pubblicato un ulteriore paper scientifico (oltre ad un articolo di giornale).

Lui e i suoi colleghi affermano tra le altre cose che: “abbiamo presumibilmente basato la nostra politica di governo, la politica economica e la politica di limitare i diritti fondamentali su dati relativi al coronavirus completamente falsi, dati e supposizioni completamente falsi. Se attraverso i media non venissero costantemente comunicati i risultati dei test, la pandemia sarebbe già scomparsa. Poiché non è in realtà successo nulla.

Di certo ci sono isolati casi di gravi decorsi della malattia, ma ciò accade anche in occasione di ogni stagione influenzale.

Non c’è nessuna seconda ondata

Una vera ondata di malati c’è stata in marzo e in aprile, dopodiché il tutto è regredito, solamente i positivi aumentano selvaggiamente o calano a seconda di quanti test vengono effettuati. Tuttavia, i reali casi di malattia sono scomparsi, non può affatto parlarsi di una seconda ondata.”

“Il cosiddetto “nuovo” coronavirus”, continuano gli scienziati del gruppo del dott. Yeadon, “è nuovo nel senso che è esso è un nuovo tipo del da lungo tempo già conosciuto coronavirus. “Esistono da tempo almeno 4 coronavirus che possono essere ospitati dall’uomo e, siccome il sistema immunitario umano riconosce le somiglianze tra questi ultimi e il presunto nuovo coronavirus, sussiste già da molto tempo un’immunità incrociata o di base.

Il 30% della popolazione ha già avuto contatto con i coronavirus ben prima che il presunto nuovo coronavirus si palesasse. Perciò è sufficiente che tra il 15 e il 25% della popolazione sia stata infettata dal presunto nuovo coronavirus, per raggiungere la cosiddetta immunità di gregge e così arrestare la sua ulteriore diffusione. E tale condizione si è da tempo verificata.”

Non è possibile eliminare del tutto il virus

Per quanto riguarda i test PCR, scrivono Yeadon e i suoi colleghi, che molto più della metà di questi danno dei falsi positivi. Ma potrebbero esserlo addirittura tutti: Yeadon parla di un 94%. Dunque, il dottor Yedon richiama l’attenzione sul fatto che un test PCR positivo non implica in alcun modo che si sia rinvenuto un virus capace di replicarsi.

Della stessa opinione sono i professori di immunologia Kämmerer (tedesco), l’olandese Kappel, l’irlandese Cahill così come il microbiologo austriaco Harvey (che è stato anche presso di noi nella Commissione-Corona). A causa di tale completa inadeguatezza dei test per l’accertamento delle infezioni (sono risultate positive addirittura delle capre, delle pecore, delle papaye e delle alette di pollo), il professore di Oxford e direttore del Centro di medicina basata sulle evidenze Carl Henegan scrive, a completamento di quanto già detto, che nel caso si proseguisse ad effettuare test a ripetizione, tale virus corona non scomparirebbe mai, bensì esso verrebbe ripetutamente ed erroneamente rinvenuto in qualsiasi cosa venisse testata.

I lockdown: una misura inutile

Yeadon e i suoi colleghi hanno inoltre constatato che i lockdown non servano a nulla. Per esempio, la Svezia con il suo approccio “lassez-faire” e la Gran Bretagna con il suo lockdown severo hanno statistiche di malattia e mortalità assolutamente equiparabili. La stessa cosa è stata constatata da scienziati statunitensi relativamente ai diversi stati americani: indipendentemente dal fatto che uno stato abbia o non abbia attuato il lockdown, non risulta alcuna differenza in merito all’incidenza della malattia.

Yeadon continua dicendo che anche le previsioni terroristiche del Imperial College di Londra fatte dal professor Neil Ferguson non sono mai state prese sul serio dai veri scienziati. Previsioni terroristiche che si erano rivelate errate già ai tempi dell’influenza suina e lo sono state di nuovo in merito al Covid-19. Appare alquanto singolare che il “il modello del terrore” di Ferguson non ne abbia nuovamente azzeccata una, così come 12 anni fa, e nonostante ciò sia stato seguito dal governo britannico.

Ferguson aveva previsto fino a 40.000 morti di coronavirus in Svezia entro maggio e 100.000 entro giugno.

Tuttavia, i morti svedesi ammontano a 5.800, il che corrisponde, come indicato dalle autorità svedesi, alla letalità di una lieve influenza.

Trattamenti sanitari errati alla base dell’aumento di mortalità in Nord Italia

Secondo Yeadon e i suoi colleghi, la presunta incalcolabile curva di morti in Italia e a New York sarebbe stata causata dal lockdown e da trattamenti sanitari errati. È stato appurato che Germania, Italia, negli USA e anche in Namibia ci sarebbero stati offerti ingenti incentivi finanziari in favore di medici e ospedali, qualora questi avessero classificato quanti più deceduti possibile come morti di Covid.

È così che può accadere che un soggetto, magari risultato falsamente positivo ad un test, muoia investito da un autobus o colpito da un fulmine e venga successivamente classificato come vittima del Covid. Oppure (come accaduto negli USA) che delle persone abbiano aspettato in coda per ricevere il tampone, siano stati registrati, ma poi siano andati via senza effettuare il tampone a causa dell’attesa troppo lunga e nonostante ciò siano stati classificati come positivi, quindi inseriti nella lista dei contagiati!

Senza i test PCR non ci sarebbe nessun virus Covid

La conclusione del dottor Yeadon e gli altri scienziati è la seguente:

Se non esistessero i test PCR, non ci sarebbe stata nessuna pandemia e nessun lockdown, bensì il tutto sarebbe stato percepito come una media o lieve stagione influenzale. Adesso voglio riferire in merito all’attuale situazione relativa ai danni economici e alla salute causati dal severo lockdown e dalle mascherine obbligatorie.

In un ulteriore dettagliato documento (attestato da un dipendente del Ministero dell’Interno tedesco, responsabile della valutazione dei rischi e della protezione della popolazione contro i rischi) il cosiddetto Fehlalarm-Papier (documento del falso allarme), si giunge alla conclusione che non c’era (e non c’è tuttora) alcuna evidenza sulla fondatezza dei rischi per la popolazione paventati da Drosten, Wieler e l’OMS.

Nel documento si illustrano invece le dettagliate evidenze relativa agli enormi danni all’economia e alla salute della popolazione derivati dalle misure anti-Covid. Misure da ritenere, sulla base delle attuali conoscenze, completamente infondate. Il documento sostiene che a tali danni seguiranno numerose richieste di risarcimento.

A causa delle sue corrette stime dei rischi, il dipendente del Ministero è stato sospeso dal servizio.

I rischi per la democrazia dovuti al lockdown

Sempre più scienziati e giuristi riconoscono che, sulla scia del panico seminato in maniera mirata tra la popolazione mondiale, la democrazia corre il serissimo pericolo di venire soppiantata da modelli fascisti e totalitari. Come accennato, in Australia chi non indossa la (insalubre e dannosa per la salute) mascherina o non la indossa correttamente finisce in manette e viene sbattuto in galera.

Nelle Filippine tali soggetti devono fare in conti con la pena della fucilazione. Ma anche in Germania e negli altri stati un tempo “civili”, nelle altre nazioni dove una volta vigeva lo “stato di diritto”, ad alcuni genitori vengono sottratti i figli se non rispettano regole come quella del distanziamento, le vaghe regole sulla quarantena o quelle sulle mascherine.

Come riportato alla Commissione-Corona da psicologi e psicoterapeuti, moltissimi bambini risultano fortemente traumatizzati: nel breve e nel lungo periodo dovremo fare i conti con pesanti conseguenze sul piano psichico.

I primi fallimenti economici

Nella sola Germania inoltre si stima che in autunno ci saranno tra i 500.000 e gli 800.000 fallimenti tra gli appartenenti alla cosiddetta “spina dorsale” della classe media. Ciò porterà con sé un incalcolabile quantità di tasse non pagate, così come un’incalcolabile spesa sociale di lungo periodo tra cui sussidi di disoccupazione.

Cosicché alla fine non sarà più possibile neanche pagare i dipendenti del settore pubblico. Prescinderò dal descrivere nel dettaglio tutti gli attacchi alla salute e alla vita della popolazione e le minacce per la sopravvivenza economica di imprese e lavoratori autonomi, poiché esse stanno diventando sempre più evidenti a chiunque e una sempre più ampia fetta della popolazione si pone domande.

Le conseguenze giuridiche

Questi erano i fatti, ora passiamo ad una sintesi delle conseguenze giuridiche: il vero lavoro difficile per un giurista è sempre l’accertamento dei fatti, non l’applicazione del diritto. Ciò purtroppo non viene appreso all’università da un giurista tedesco, ciò viene tuttavia imparato per bene dagli studenti di diritto angloamericani.

Ed è per questo, oltre che all’indipendenza del sistema della giustizia angloamericana, che quest’ultimo possiede un regime probatorio decisamente più funzionale di quello tedesco. Poiché un contenzioso legale può essere deciso correttamente da un tribunale soltanto se esso ha preventivamente accertato i fatti, a seguito di una raccolta di prove fatta a regola d’arte.

Sulla base dei fatti accertati soprattutto grazie al lavoro della Commissione-Corona, una valutazione giuridica sarà semplice in tutti gli ordinamenti giuridici dei paesi civili, indipendentemente dal fatto che si tratti di ordinamenti giuridici di civil law basato sul diritto romano o che si tratti di paesi disciplinati dal common law angloamericano, legato al diritto romano in modo meno stretto.

Non c’è fondamento legale per le misure restrittive per il Covid

Cominciamo dall’illegittimità costituzionale delle misure: un folto gruppo di professori di diritto tedeschi, tra cui il professor Kingreen, il professor Muswik, il professor Jungbluth e il professor Vosgerau, hanno affermato in pareri giuridici e interviste che le misure che sono state intraprese non sono sufficientemente fondate in termini fattuali e di diritto e sono perciò da considerarsi incostituzionali e andrebbero immediatamente annullate, accodandosicosì al parere del già menzionato presidente emerito della Corte costituzionale tedesca.

Il giudice tedesco Thorsten Schleif ha apertamente dichiarato che gli stessi giudici tedeschi sono entrati in un così evidente stato di panico, che non sono stati in grado di applicare il diritto correttamente. Essi avrebbero “lasciato passare misure coercitive che comportano una massiccia interferenza nei diritti fondamentali di milioni di tedeschi”.

Il giudice Schleif fa notare che “i cittadini tedeschi stanno sperimentando la più pesante limitazione dei diritti fondamentali mai verificatasi dalla fondazionedella Repubblica Federale Tedesca del 1949”. Il governo federale e i governi dei Länder sarebbero intervenuti, allo scopo di arginare la pandemia, “con massicce misure restrittive dei diritti fondamentali degli uomini che ne minacciano la loro stessa esistenza”.

Il magistrato cita quali esempi la disciplina della quarantena, la chiusura di negozi, il divieto di riunione e di contatti sociali.

I magistrati stanno riducendo le multe per la violazione delle restrizioni

Adesso, prosegue Schleif, i magistrati avrebbero tuttavia nuovamente acquisito consapevolezza delle loro responsabilità, dichiarando l’illegittimità di numerosi provvedimenti di chiusura delle scuole e annullato, o comunque considerevolmente ridotto, multe che ammontavano a milioni di euro.

(Noi speriamo che sia davvero così e che non si tratti solo di casi isolati). Ora passiamo alla truffa, alla volontaria causazione di danni e ai crimini contro l’umanità: ai sensi del diritto penale, dissimulare dati falsi come quelli relativi ai test PCR di Drosten, Wieler e l’OMS, costituisce quantomeno un’ipotesi di truffa aggravata.

Ai sensi del diritto civile (tedesco) ciò rappresenta un’intenzionale causazione di un danno contrario al buon costume. Quest’ultima considerazione è condivisa dallo stimato professore tedesco di diritto civile Martin Schwab, il quale ha approfondito il tema in modo completo e dettagliato la materia redigendo un parere di circa 180 pagine, nel quale egli documenta altresì in modo approfondito il totale fallimento dei principali mezzi d’informazione.

Tutti sapevano e hanno fatto finta di nulla

Poiché i succitati Drosten, Wieler e OMS erano a conoscenza, sulla base delle loro competenze o comunque in base a quanto pubblicato dall’RKI o dall’OMS, che l’uso dei test PCR, contrariamente alle loro asserzioni, non era in grado di fornire alcuna informazione sull’infezione.

Essi sapevano, o quantomeno hanno accettato l’eventualità, che,sulla base dei risultati di tali test, i governi del mondo avrebbero deciso di attuare i lockdown, le regole sul distanziamento sociale ed il dannoso per la salute (come ormai dimostrano numerosi studi) obbligo di indossare la mascherina. D’altronde sono stati loro stessi a raccomandare tali misure. Pertanto, ai sensi del diritto civile vanno completamente risarciti i danni causati alle persone dai lockdown imposti sulla base dei risultati dei test PCR.

In particolare, vanno risarciti i danni da mancato guadagno subiti da imprese e lavoratori autonomi a seguito del lockdown. Le misure restrittive basate sulle false affermazioni del signor Drosten, di Wieler e dell’OMS, hanno inoltre provocato danni alla salute e all’economia talmente devastanti, che vanno giuridicamente classificati come crimini contro l’umanità.

Una class action contro i governi del mondo

Parliamo ora della class action, quale strada da percorrere per il risarcimento dei danni, e delle conseguenze politiche. La cosiddetta class action, di derivazione inglese, esiste sia negli USA che in Canada. Essa conferisce ad un tribunale la possibilità di trattare come class action il ricorso di un soggetto se:

(a) a seguito dello stesso evento lesivo (b) una pluralità di persone è stata nella stessa maniera danneggiata.

In questo caso l’evento lesivo consisterebbe nel lockdown imposto a livello globale sulla base del “Drosten-Test”. Così come le automobili diesel della Volkswagen erano sì funzionanti, ma comunque “prodotti difettosi” non rispettosi delle prescrizioni sulle emissioni, anche i test PCR sono sì prodotti funzionanti, ma non assolvono allo scopo di accertare un’infezione e sono dunque prodotti fallati.

Dunque, le persone succitate sono responsabili di aver cagionato un danno ingiusto attraverso una frode e pertanto obbligati al risarcimento.

Unitevi alla class action!

Quindi, se un’impresa statunitense o candese o un privato cittadino statunitense o canadese citassero in giudizio Drosten,Wieler o l’OMS per il risarcimento dei danni (i prodotti di cui sopra, parimenti alle automobili Volkswagen, sono stati messi in commercio anche in tali paesi e quindi ricadono nell’ambito di competenza dei tribunali di USA e Canada), il tribunale statunitense o candese avrebbe il potere di trattare il caso come classaction, sulla base dell’immenso numero di persone danneggiate dallo stesso evento lesivo.

Se ciò succedesse, in tutto il mondo le persone danneggiate verrebbero informate dai media e avrebbero l’opportunità di unirsi alla class action entro un termine stabilito dal giudice, Poiché “class” vuol dire gruppo e “action” vuol dire azione in giudizio. È da sottolineare che nessuno è obbligato ad unirsi alla class action una volta che questa è stata ammessa dal giudice, ma tutti i danneggiati ne hanno facoltà.

Ognuno poi può certamente agire autonomamente in giudizio attraverso il proprio avvocato per il risarcimento danni nel proprio paese d’origine.

Un iter economico e vantaggioso

Il vantaggio della class action è che essa si esaurisce appunto in un’unica azione, è un’azione “rappresentativa” di un danneggiato in forma tipica. Essa è più economica e più rapida rispetto ad eventuali centinaia di migliaia di azioni individuali e produce un minor carico di lavoro per i tribunali.

Inoltre, essa permette una valutazione degli elementi probatori e una trattazione delle accuse enormemente più precisa, rispetto a ciò che accadrebbe nel caso in cui vi fossero centinaia di migliaia di azioni individuali. In questo modo verrebbe applicato il ben rodato regime probatorio angloamericano: il cosiddetto “discovery”. Quest’ultimo esige che vengano messi sul tavolo tutti i mezzi di prova decisivi per il contenzioso giuridico.

Differentemente dal sistema tedesco, dove nella prassi vi sono squilibri strutturali in un processo coinvolgente un consumatore da una parte e una potente multinazionale dall’altra, con il sistema discovery, l’occultamento o la distruzione di prove non restano privi di conseguenze: la parte che occultasse o addirittura distruggesse delle prove, perderebbe la causa automaticamente per “elusione delle indagini”.

Offriamo assistenza a tutti gli avvocati del mondo

I danneggiati tedeschi possono far sì che le loro richieste di risarcimento danni vengano predisposte e raccolte attraverso il sito web corona-schadensersatzklage.de.

Al bassissimo costo di 800 euro più una parcella del 10% in caso di successo, queste richieste potranno venire implementate in Germania alternativamente attraverso una class action o per via di una sentenza emessa sulla base di precedenti.Avevamo pensato, in origine, di predisporre e raccogliere anche richieste di risarcimento da parte di persone provenienti da altri paesi al di fuori della Germania.

Purtroppo il dispendio, anche fiscale, per qualcosa del genere sarebbe troppo elevato. Tuttavia, attraverso il sempre più grande network internazionale siamo disponibili a fornire a titolo gratuito ai colleghi avvocati di altri paesi tutte le informazioni, i pareri e le testimonianze degli esperti in merito all’inadeguatezza dei test PCR per l’accertamento dell’infezione da COVID.

Il nostro obiettivo è vincere in tribunale

Ciò è effettivamente quanto basta, si tratta di una causa semplice da vincere. Forniremo loro anche tutte le informazioni rilevanti per preparare e mettere insieme le richieste di risarcimento dei loro mandanti, così da poterle utilizzare anche nell’ambito di una eventuale class action di diritto statunitense o canadese, o per farle valere come precedente in eventuali processi nel loro paese.

Andremo via via pubblicando sul nostro sito web i nomi degli studi legali internazionali e delle persone di riferimento con cui collaboriamo, cosicché chiunque nel mondo abbia subito dei danni possa finalmente trovare senza problemi un interlocutore per far valere il suo diritto al risarcimento dei danni. Questi sono i fatti che presto verranno provati in un tribunale o in più tribunali nel mondo, questi sono i fatti che smaschereranno tutti i responsabili di questi crimini.

Per i politici che hanno creduto a queste persone e sono stati da loro tratti in inganno, questi fatti rappresentano un salvagente che può aiutarli (salvando loro in parte la faccia) a cambiare il corso delle cose, ad aprirsi finalmente ad un pubblico dibattito scientifico per troppo tempo ignorato e non tramontare assieme a ciarlatani e criminali.

Grazie mille.

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