Sotto il Sole…
Sotto il Sole…

Sotto il Sole…

non c’è niente di nuovo! Così credeva e scriveva il Sig. Qoèlet nella Palestina di oltre due millenni fa. Sarà davvero così? Dobbiamo accettare dunque una vita di rassegnazione a che non cambi mai nulla veramente? Provo ad indagare perché altrimenti sarebbe la fine di ogni speranza. Mi atterrisce che tutto possa essere vanità, mi dà coraggio il fatto che ci sia un tempo per ogni cosa.

La sentenza biblica è: Non c’è niente di nuovo sotto il sole. Affermazione essenziale e potente che s’impone, quasi prepotente e con pretesa di immortalità, alla considerazione di ogni generazione. E oggi, ancora, non smette di consolare alcuni e di devastare altri. Ben inteso, questi alcuni e questi altri appartengono al gruppo che non si è fatto castrare i neuroni e prova emozione a onorare il sublime dono dell’intelligenza, anche nel suo versante meno piacevolmente critico. Tanto si riteneva che la saggezza racchiusa in questa affermazione fosse ispirata da Dio che le riflessioni offerte dal suo misterioso autore entrarono tra le parole sacre della Bibbia ebraica e cristiana. Come si potrebbe contestare una verità divina affermata con evidente e solenne sicurezza? Vanità delle vanità – dice Qoèlet – tutto è vanità. E un inutile inseguire il vento è la fatica insensata e stolta di coloro che affannano le loro giornate sotto il sole.

Tutto inutile, gente di ieri, di oggi e anche di domani: nessun vantaggio avrete dal tanto fare perché vi è una sorte unica per tutti, per il giusto e per l’empio, per il buono e per il malvagio. Predicatore affascinante, che scrive bene, dalle massime sferzanti e sofferte, costui è un vero maestro di vita che racconta, crude, le sue esperienze di osservatore delle vicende umane del suo tempo. Medita acutamente, esamina ogni cosa con cura  per concludere amaramente che non vi è alcuna giustizia in questo mondo, tanto che l’avvilimento generato da tale consapevolezza lo porta a preferire il giorno della morte a quello della nascita. Sì, perché chi sa quel che all’uomo convenga durante la vita, nei brevi giorni della sua vana esistenza che egli trascorre come un’ombra? Chi può indicare all’uomo cosa avverrà dopo di lui sotto il sole? Nessuna risposta. Forse – par di capire –  nessuno in ascolto. Non c’è via d’uscita al dramma che si replica imperituro e non resta che la capitolazione rassegnata alla vittoria della vanità. Senz’appello, alcun ricorso possibile, perché la realtà è null’altro che un impasto di vanità. Unico conforto a tanta desolazione è il rifugio rassegnato nel timor di Dio, nel sapienziale rimettersi al suo giudizio.

    Quel tutto è vanità riecheggia terribile e non mette neanche noi di buon umore, in un’era che avrebbe invece bisogno di parole confortanti. A peggiorare lo scenario è il vocabolo ebraico hebel, che non lascia scampo sulle intenzioni nichiliste del nostro autore: un soffio insignificante e privo di consistenza, ecco cosa si chiama vanità, simbolo del vuoto. Sì, del nulla. Bella faccenda le parole di questo Qoèlet!  E non solamente per i credenti. L’arma dello storicismo potrebbe suggerirci il dubbio se considerare valida tuttora o meno questa metafisica sentenza così perentoriamente dimostrata da un saggio che si ispira, nientemeno, che al grande re Salomone. La questione rimane aperta, restando pur tuttavia qualche perplessità sulla natura divinamente rivelata di questa verità e del tono assolutamente originale, deprimente e solenne, dell’intero libro. Non scordiamo che sono stati gli uomini – certi uomini, per la precisione – a decidere cosa andasse considerato parola di Dio e cosa no. Per altro, operando selezioni ultime di cui non conosciamo i criteri ispiratori in base ai quali quelle eccellenze decisero la divinità del verbo da considerare sacro. La storia della formazione del canone biblico e del destino dei libri considerati apocrifi è certamente complessa. Senza permettere alle spigolosità della tradizione di attardare il nostro passo, qui ci preme soltanto essere grati al Sig. Qoèlet per questo suo pungolo metareligioso che ha il grande pregio di spingerci a non smettere di interrogarci come lui sul perché delle cose.

    Va da sé allora chiedersi: Come siamo messi oggi, noi, sotto il sole?

    Beh, forse la risposta non sembra poi così difficile. Chi in queste settimane è in spiaggia è messo certamente disteso. Sdraiato, allungato, nel meritato riposo dalle fatiche di un’esistenza trapuntata da preoccupazioni di vario genere, spesso riconducibili a depressioni da passato invadente, da ansia per un futuro fumoso e sfuggente o da disagio stagnante in un presente del quale si è quotidianamente tassati ed espropriati. Ci sono anche coloro che sotto il sole sono seduti. E per molti di questi è la posizione abituale, da tempo. Forse da sempre. Tra i cultori delle sedie, delle poltrone o dei divani, reali o metaforici, vanno fatti dei distinguo rigorosi e assolutamente rispettosi nei confronti di coloro che non hanno o, purtroppo, non hanno mai avuto possibilità di scelta. Ci sono, in numero considerevole, coloro che seggono, di necessità, a servire chi è disteso e altri che, dalla stessa posizione, sul balcone di casa o al bar, pensano alla possibilità di stare anche loro, presto o tardi, distesi sotto il sole, prima di esserlo sotto terra. Il panorama del seduti è di una varietà tanto composita che nessuna analisi saprebbe riprodurne correttamente la tipologia. C’è ancora chi si ostina a parlare in modo dispregiativo di masse, ma è una realtà questa che, sociologicamente, non esiste più e che ha lasciato il posto ad una trasversalità magmatica che ha frantumato l’identità e oscurato il riconoscimento. E, in Italia, da almeno trent’anni peraltro. Personalmente, trovo irridente anche usare il termine gregge quando non si parla di animali, dei simpatici ovini, ma di bipedi umani. Potremmo forse dire che i seduti a farsi cuocere dagli eventi sotto il sole costituiscono un composito e indifferenziato amalgama di  persone, di età molto varia, che rispondono ad alcuni standard ipnotici televisivi, probabilmente unico loro denominatore comune contingente. Questi al tempo di Qoèlet non c’erano, non in questa forma almeno, anche se quell’illusionismo empirico rivestito di sacralità aveva gli stessi effetti di rendere controllabili, docili e obbedienti alla voce dei Pochi padroni di allora. Un aspetto non banale ma troppo fragile per smentire l’asserto che vuole che sotto il sole non ci sia niente di nuovo.

    Gli eventi degli ultimi anni e quelli in corso sembrano attestare che i Tanti sono per lo più distesi o seduti, anche se non tutti sono assopiti e c’è chi sta solo momentaneamente rifiatando. Certo, andrebbero aggiunti i prostrati, gli inginocchiati e i barcollanti, limitandoci qui ad una terminologia riguardosa. Parliamo di categorie che nella storia nota hanno costituito folle immense di esseri umani e che oggi continuano silenziose la loro permanenza, a macchia di leopardo, a varie latitudini del pianeta. Tra i Tanti c’è tuttavia un numero, forse neanche tanto esiguo, di persone in piedi. Alcuni lo sono sempre stati, altri si sono aggiunti recentemente, cambiando posizione dopo aver accusato disturbi da sedentarietà e da inoperosità, neuronale ed emotiva oltre che fisica. La particolarità di questi homines erecti  è l’intelligenza con cui hanno scelto di stare in piedi sotto il sole. Mettendosi all’ombra. Una posizione ottimale che protegge la vista e permette di osservare quel che accade, godendo della meravigliosa luce del nostro astro infuocato senza abbagli e sudore. Proprio da questo angolo di visuale diventa incalzante la domanda: È proprio così inoppugnabile la dichiarazione che non c’è niente di nuovo sotto il sole?

     Prendiamo il caso del fatto, ormai attestato in modo evidente nelle scelte politiche globali e nelle dichiarazioni esplicite, che è stato da tempo pianificato il depopolamento del pianeta e che siamo in una fase di irrequieta accelerazione verso l’ottenimento del risultato. Ci sfuggono alcuni aspetti relativi alle nuove emergenze già previste per i prossimi anni, ma l’obiettivo è limpido, almeno per coloro hanno smascherato il sudicio e infame porcaio che si è insediato nelle redazioni giornalistiche radiotelevisive e della carta stampata che monopolizzano l’informazione. Naturalmente, non si è obbligati a credere a questa interpretazione e la via del farsi un’opinione personale degli accadimenti resta la strada maestra ad esorcizzare lo spettro della dissonanza cognitiva e quello, terribile, della credulità. Va detto tuttavia che è comprensibile una qualche esitazione a riconoscere uno scenario criminale planetario in atto: questa questione si comprende meglio stando in piedi dato che se, da seduti, la visuale è ridotta e deformata, figuriamoci da stesi. Restiamo fiduciosi nei risvegli: salvo stordimento massmediatico veramente forte e ormai insuperabile, gli indizi dovrebbero imporsi anche agli occhi di chi difetta di alcune diottrie. Ebbene, non è forse qualcosa di assolutamente nuovo questo delirio? Sole caro, avevi tu mai visto prima una vigliaccata simile? Ti era mai capitato, nel tuo incessante sorgere e tramontare sulle vicende umane, di assistere a qualcosa, anche solo vagamente assimilabile all’abiura più sconcertante di quel comando divino del crescete e moltiplicatevi?

    D’istinto, sorgerebbe inviato al cuore un no rapido e sorpreso. Dopo aver respirato, s’insinua invece nel petto un ragionevole dubbio. La perversione di cui siamo testimoni non sarebbe, in fondo, null’altro che una forma inedita delle molteplici forme di malvagità di cui è capace l’essere umano? E, tutto sommato, identica, nella sua essenza, a quella già costatata e denunciata dal Sig. Qoèlet ai suoi tempi? Parrebbe. Per quanto sembri innegabile che rispetto alle atrocità del passato che i libri, più o meno sinceramente, ci raccontano, qui la novità è la cura decennale con la quale lo sfoltimento criminale degli esseri umani è stato preparato e e viene portato avanti. Le numerose efferatezze, sanguinose e bastarde, perpetrate ovunque fin dai tempi più remoti non sembrano avere gran ché in comune con la contemporaneità. La versione odierna della malvagità di sempre si chiama forse massoneria finanziaria? Un’ipotesi. Accettare però la possibilità che sotto il sole immortale le novità siano solo relative, in quanto forme espressive e creative dei tempi che plasmano la malvagità di sempre in originali manifestazioni, esige equa simmetria. Sì, perché, nei seppur pochi capitoli del testo biblico, troviamo numerosi riferimenti anche alla sapienza e alla vita secondo saggezza che lui – Qoèlet – e altri con lui hanno sperimentato, non soffocate mai interamente né perpetuamente dalla vanità delle cose. Il sole illumina da sempre anche intelligenze e cuori palpitanti di sapienziale virtù. Ebbene, se quindi bisogna individuare la novità relativa, espressione odierna della sapienza di sempre di cui è portatrice la natura umana, questa potrebbe denominarsi patriottismo evoluto.

    A quel potere schiavizzante esercitato oggi con subdola e scientifica mistificazione si dà comunemente il nome di Sistema. Intendiamoci, i sistemini sono attestati da tempo immemorabile e la sodomizzazione tirannica dei Pochi sui Tanti è da parecchio che si avvicenda maldestra e camaleontica al cospetto della nostra stella. Parimenti, dall’alba dei tempi si sono sempre succeduti, più o meno numerosi, gli eroi che hanno cercato di opporsi alla disumanità dei potenti di turno, i quali posavano apertamente ora con corone, ora in abiti sacerdotali e, da qualche tempo, in giacca e cravatta o in tailleur armocromatico. Costoro non vanno confusi con i numerosi e banali personaggetti radical scic esposti alla nostra vista. I Pochi che contano davvero hanno anche in cabina armadio un abbigliamento riservato, da cerimonia, con le stellette del grado rigorosamente fissato, costituito da grembiule, squadra e compasso. Di alta sartoria. Da questi sono partiti e partono gli ordini. Infatti, le teste calde dall’idealità intollerabile che, con fare ribelle, hanno indisposto oltremodo i potenti in carica sono state costantemente messe a tacere senza troppi scrupoli. Indagando un poco, si potrebbe stilare una lunga lista di giustiziati senza clamore, nottetempo, in oscure segrete, o di vittime di casuali e fatali incidenti oppure di impiccati o arsi vivi, a monito per quanti anche solo vagheggiassero propositi di opposizione al potere. Indiscutibilmente uomini e donne dal coraggio eroico, per quanto questa modalità di dissenso ai Pochi non abbia mai oltrepassato i limiti di un provvisorio attacco al sistemino in auge. Per queste vie non si è mai prodotto un duraturo sovvertimento dell’ordine costituito del momento e la tanto aspirata instaurazione del corso della civiltà della giustizia non ha mai visto la sua alba. Le reazioni patriottiche condotte idealmente a favore dell’intera e unica famiglia umana sono state condotte in modalità Spartaco e Giovanna d’Arco oppure in modalità Socrate e Giordano Bruno. Gridate con la spada, con la parola o con la penna, le rivendicazioni di libertà si sono infrante contro muri religiosi, politici o finanziari eretti dai Pochi a tutela dei loro privilegi, primo fra tutti, quello di decidere, direttamente o per vie traverse, dalla vita e del destino dei Tanti. Questo il patologico orgasmo supremo: disporre della vita di miliardi di persone, rese schiave e dipendenti totali da un unico assoluto Potere.

    Nella visione dualistica entrata da almeno due millenni nei nostri cromosomi, il male e il bene si spartiscono l’animo degli esseri umani e, come ieri, anche sotto il sole che brilla oggi nel nostro cielo si trovano in perenne conflitto la malvagità e la sapienza. Se un’ulteriore novità relativa pare affermarsi adesso alla coscienza di quanti sono in piedi, essa è data dai mezzi incredibilmente potenti di controllo di cui dispone il Sistema. Non si tratta più di un’oppressione locale esercitata da qualche despota all’interno dei propri confini nazionali. I tentacoli algoritmici della massoneria finanziaria si muovono con scientifica pianificazione su scala planetaria, agevolati dall’immensa corruzione predisposta e favoriti dalla propaganda massmediatica con la quale è stata sedata e asservita gran parte della popolazione mondiale. Narcosi giuridica, risorse finanziarie illimitate e tecnologia avanzata hanno inferto un colpo durissimo alla sapienza, tanto che i patrioti evoluti sono attraversati da attimi di smarrimento dovuti al senso dolorosamente frustrante di impotenza. E se ci si trovasse solo in un atroce incubo? Quasi un vapore onirico senza consistenza reale?

    Non è un pensiero pellegrino e neppure fumosa e auspicata speranza. Dai suoi albori, la filosofia si dibatte tormentosamente sul carattere reale o illusorio del divenire. Da Parmenide ai nostri giorni, resta un cruccio venire a capo di come armonizzare l’unità e la molteplicità delle cose, in un moto pendolare, mai domo, tra i dati dell’esperienza e il principio metafisico che renda questa dotata di una ragion sufficiente non contraddittoria. Come riuscire a rispondere alla domanda: la luna esisterebbe anche se nessuno la guardasse? Il pensiero orientale ha propensione acuta a ritenere il mondo privo di consistenza propria e anche la scienza non rimane estranea al dibattito. Scriveva il padre della relatività: Le percezioni dei sensi non danno indizi indiretti sul mondo esteriore. La realtà fisica non può essere affrontata da noi che per via speculativa… Sono portato a credere nella capacità del pensiero puro di dominare la realtà proprio come pensavano gli antichi greci. La verità dell’apparenza e la dinamica dentro/fuori non smettono di invitare le menti a questo appuntamento con il senso delle cose. Purtroppo non sono ancora molti a sapere che è qui che si giocherà la partita. La sfida è all’ultimo stadio ormai: da un lato i Pochi, armati di tutto punto nella loro perversione tirannica, dall’altro il Resto dei Tanti rimasti in piedi con la sola fionda della raggiunta consapevolezza di sé. E sarà Armageddon! E forse finalmente il sole vedrà per la prima volta accadere qualcosa di assolutamente nuovo in questo angolo apparenentemente insignificante di universo.

    Non siamo ancora a quel giorno e c’è un margine, poco ampio a dir vero, per equipaggiare la fionda e allenare il braccio. La questione decisiva è il pervenire alla risposta della domanda chiave: Chi siamo noi, veramente? Il primato dell’essere sul fare è, tuttavia, lontano dall’essere avvertito come preliminare e cruciale anche da molte bravissime persone prigioniere dello schema mentale diffuso: quello del fuori e degli effetti. Aver poca familiarità con il mondo interiore e il regno delle cause porta ad affannarsi su uno scontro che non ha alcuna possibilità di successo, perché ancora tutto molto muscolare  e scontato. Certamente siamo in pieno guado, ma al momento il corteo più numeroso di fans sta dalla parte della concretezza dei mutamenti e perciò quel che accade fuori incide la carne dentro. E quanto numerosi sono ancora gli ammagliati dalle sirene degli effetti e poco o nulla conoscono del regno delle cause! Galassia comunque in movimento: ed è comprensibile dunque la variegata gamma di reazioni, molte delle quali ben pilotate dai maghi della comunicazione. Si sa che chi controlla i media controlla le menti. E ormai sono svariati milioni le teste messe nel metaforico ovile dell’accettazione obbediente alla voce delle sirene sistemiche. Cosa fare di diverso dalla rassegnazione fatalista e dalla frustrazione rabbiosa?  Domanda sensata, da far seguire tuttavia ad una preliminare: Chi essere? Forse un’altra piccola novità che sta spuntando da qualche parte sotto il sole è la consapevolezza inedita che sta crescendo riguardo ad una modalità diversa di reazione ai Pochi che hanno indisturbati creato il Sistema. Lo sappiamo, ad ogni azione corrisponde una reazione, una forza uguale e contraria: la legge di Newton che vale per la dinamica fisica ha, nondimeno, qualcosa da suggerire anche al mondo spirituale. Reagire mostra che si è ancora vivi. In quale modo porsi davanti all’ostentata onnipotenza delle divinità monetarie, psicopatiche intelligenze luciferine devastate dal loro stesso odio per la vita?

   Un volta ancora, bisogna scegliere. E cercare la nuova forma di sapienziale argine alla pandemica malvagità targata massoneria finanziaria. Lo storia non ci è molto di aiuto: nessuna delle forme note funziona più. Cortei e piazze, barricate e baionette, rivolte e scontri sono già stati svuotati di forza e usare ancora i verbi lottare e combattere può solo alimentare istinti reattivi e non proattivi. Con danni da illusione immani. Dopo gli eroici bagni di sangue delle rivoluzioni, gli insorti hanno sempre pagato il tributo delle restaurazioni dell’ancien régime o la nascita di un new deep state che perseguiva tenacemente la propria avidità. Vogliamo fare due chiacchiere su quanto hanno prodotto la Rivoluzione francese e quella americana? No, non cadiamo in repliche pericolose e bramiamo con tutte le nostre forze creative che prenda forma qualcosa di nuovo sotto il sole! Un desiderio viscerale e urgente il nostro, ma il sapiente biblico sembra invalicabile nella sua perentoria metafisica della vanità di ogni cosa. Compreso il nostro appassionato grido di libertà, di felicità, di verità. Scorrendo il testo nella caparbia ricerca di un appiglio a sperare, troviamo soltanto parole che non paiono lasciare scampo ad alternative esistenziali meritevoli di un sorriso alla vita.

    Ciò che è stato sarà ciò che si è fatto si rifarà; non c’è niente di nuovo sotto il sole. C’è forse qualcosa di cui si possa dire: ‘Guarda, questa è una novità’? Proprio questa è già stata nei secoli che ci hanno preceduto. Affermazioni insistenti, continue, ossessive quasi e la conclusione alle varie situazioni esaminate è sempre la stessa: Anche questo è vanità e grande sventura. A un certo momento invita a godere dei piaceri leciti della vita, lasciando cittadinanza anche a un po’ di follia e sembrerebbe un bagliore di salvezza: Perciò approvo l’allegria, perché l’uomo non ha altra felicità, sotto il sole, che mangiare e bere e stare allegro. Sia questa la sua compagnia nelle sue fatiche, durante i giorni di vita che Dio gli concede sotto il sole. Ma anche questo non ha che un motivo: Tutto ciò che trovi da fare fallo, finché sei in grado, perché non ci sarà né attività, né ragione, né scienza, né sapienza giù negli inferi, dove stai per andare. Nessuna concessione dunque all’assunto di fondo che tutto è vanità e un inseguire il vento.

Dobbiamo accettare che Qoèlet abbia incontestabilmente ragione e rassegnarci alla sua visione del mondo? Sfidarlo invece, dicendogli che non contestiamo la sua sapienziale riflessione sulle cose e sul loro senso, ma che riteniamo le sue parole unicamente la conclusione della sua esperienza? Che cioè asserire, in modo assoluto, che non ci sia niente di nuovo sotto il sole sia esclusivamente una sua rispettabilissima sensazione, non però estensibile a principio universale, valevole per ogni tempo? E quindi anche per noi? È certamente una posizione legittima, condivisibile quanto più il libro di Qoèlet venga letto e considerato come testimonianza di alto valore filosofico e religioso, indipendentemente dal valore sacro riconosciutogli. Dobbiamo provare a indagare su una qualche possibile novità, piccola o grande che sia, anche oltremodo relativa, ma adeguata alla gravità estrema della circostanza nostra. Noi abbiamo un’urgenza e diventa imperativo osare qualcosa che possa essere efficace  per uscire da questa situazione soffocante di schiavitù che ci avvilisce nelle maglie ferree di una massoneria finanziaria presa nei fumi satanici della propria onnipotenza distruttiva. C’è chi è già attivo. Secondo il proprio sentire. E non vogliamo dubitare dell’onestà delle intenzioni neppure quando sembra che si voglia continuare a prendere le farfalle con il retino anziché abbellire di fiori splendidi il proprio giardino e riposarsi dal proprio ego impaziente. 

      Si sta già da tempo attentando al Sistema. Non ci si deve certo aspettare che il giornalismo spazzatura delle meretrici dell’informazione, stese senza pudore tra le lenzuola dei signori delle bugie, segnali i colpi che occasionalmente vengono inferti all’établissement. No, evidentemente, anche perché sono pochi e di scarsa incidenza. C’è della guerriglia silenziosa all’opera: tecnici che smontano nottetempo centinaia di videocamere di riconoscimento facciale di ultima generazione  e bombarolini che fanno saltare strumenti punitivi di accertamento stradale automatico. Poca cosa. Altro livello di guerriglia sarebbe l’azione di un commando di un centinaio di Julien Assange che portassero alla luce dei popoli decenni e decenni di nefandezze accuratamente nascoste.  Cosa non potrebbero fare hacker amici del Sovrano, capaci di destabilizzare le centrali elettroniche e informatiche di controllo dei dati personali per finalità tiranniche? O svuotassero i depositi delle Corporation spalmando le ingenti ricchezza su milioni di poveri conti correnti? Oppure – opera grandiosa – entrare nei server dei tiranni e cancellare perpetuamente la parola debito? Cosa succederebbe se alcuni maghi della programmazione come Aaron Swartz, morto a 27 anni in circostanze dubbie, proseguissero la sua opera? E se Kevin Mitnick, il re degli hacker morto recentemente, si reincarnasse in un nuovo Condor? I Roby Hood sprigionano immaginazione, ma dove trovare oggi una foresta di Sherwood che protegga dai satelliti sentinella, da quelle migliaia di vigilantes già piazzati sopra la nostra testa e in grado di vederti il colore della pipì in bagno? In ogni caso, un Guerrilla Open Access Manifesto c’è già e se qualcuno vorrà portare avanti l’eredità di Swartz avrà bisogno di un coraggio raro, rischiando di venir suicidato. Onore al merito, ma, ancora una volta niente di veramente nuovo. Analogamente, per quanto siano i benvenuti, i tanti progetti dettati da sinceri propositi di cambiamento, con la proposta di più o meno innovative soluzioni di salvezza del mondo, sovente non si basano sui presupposti corretti. Ho già presentato un’ampia panoramica dello stato attuale delle vie battute per arginare e rovesciare l’impero della disumanizzazione e rinvio in particolare, oltre che ai miei libri, ai tre articoli più recenti pubblicati qui oltre che sulla mia pagina Facebook.

http://www.mauroturrini.it/scegliere/

http://www.mauroturrini.it/lo-spettro-della-felicita/

http://www.mauroturrini.it/prepararsi-allimpatto/

   Cosa teme più di tutto la massoneria finanziaria? L’amore. Perché il disturbo psicopatico della personalità comporta diversi sintomi devastatori del Plesso solare. Con una descrizione approssimativa, tale grave disfunzione esistenziale sembrerebbe un avvitamento centripeto dell’ego che demolisce l’empatia, prosciuga la coscienza etica e sprigiona deliri vari, immola vittime al proprio narcisismo, facendo della menzogna un caposaldo relazionale stabile. Non si tratta di mostri, semplicemente di frammenti energetici dissonanti entrati in cortocircuito cancerogeno con se stessi. Il dramma è che non sanno come sollevarsi dalla buia voragine esistenziale se non credendosi in diritto filantropico di disumanizzare l’intera umanità. Malgrado le loro immense ricchezze, questi individui meritano la nostra compassione perché autoalimentano la miseria emotiva con l’avidità insaziabile che acceca la coscienza. La kryptonite dei Pochi si chiama amore. È letale per il loro odio trovarsi investiti dalle vibrazioni emesse da questo minerale spirituale così capace di prodigi. Così pragmatici, personalità d’acciaio che nulla sembra scalfire, si trovano completamente sbalestrati dalla magia. Sì, quella prodotta dalle parole felicità, libertà e verità. Insopportabili per questi individui le frequenze atomiche sprigionate dal linguaggio ispirato al bene. Coraggio dunque, osiamo la magia che è in noi!

    Di solito, agli utopisti del cazzo come me, si rimprovera la mancanza di realismo, perché l’accecamento da millenaria realpolitik non rende sufficientemente limpida la visuale sulle macerie create dai modelli reattivi noti. Che hanno ingrassato il mostro fino al Moloch odierno, onnivoro, allevato nei cantieri segreti della più raffinata massoneria finanziaria. Il Davide che oggi può far rotolare nella polvere il gigante filisteo si chiama Patriota evoluto. Ne ho tracciato il profilo nel libro dedicato proprio alla ricerca di vie in grado di far fronte in modo efficace alla criminalità in doppiopetto. Rinvio a quelle pagine:  http://www.mauroturrini.it/libri-audio-conferenze/patrioti-evoluti/

Soltanto i creduloni possono pensare alle scorciatoie e continuare nell’autoinganno che li protegge dall’ammettere la manipolazione perseverante e vigliacca delle nostre vite. C’è poco o niente fuori su cui poter contare come alleato alla nostro riscatto. Le categorie su cui fare affidamento hanno tradito spudoratamente: le Organizzazioni sanitarie sono al guinzaglio delle Farmacie con sede a Wall Street e hanno licenza di uccidere; le Magistrature sono istituzioni di eunuchi attraversate da corruzione inconfessabile; la Scienza e la tecnologia sono state sottratte ad ogni interrogativo etico sulle loro finalità ultime. Non spendo un parola per la feccia politica dei burattini e dell’Informazione abbiamo già evidenziato più volte la vomitevole vergogna deontologica. Qualcuno potrebbe pensare agli Accademici e provare per un attimo l’emozione di aver trovato un possibile alleato. Vi pare? Se si scoperchiasse il pentolone delle nomine partitocratiche nelle Università si capirebbe molto del silenzio assordante della cultura che bacia le mani al Sistema. Giusto per dire quanto siano coraggiosi i cattedratici e quanto tengano ai privilegi, va ricordato un antecedente documentabile. Quando, nel 1931, il regime chiese agli accademici il giuramento di fedeltà al fascismo, dei 1225 docenti, solo dodici si rifiutarono e si dimisero. Tra questi un solo filosofo: Piero Martinetti.

    Le istituzioni sono marce e ormai solo il fronte delle singole persone fa davvero la differenza. E sono in tante ad esporsi, mettendo in campo le proprie competenze scientifiche e culturali, la dedizione e la tenacia, la passione per la giustizia e la rettitudine nel testimoniarla con il comportamento, prende consistenza la nuova frontiera dei Patrioti evoluti. Sono coloro che sentono vibrante il fascino della vita e non temono alcunché, allontanando quanto possono le ombre della paura suscitata ad arte dal terrorismo degli illusionisti. Guardano alla morte con stoica serenità perché ne hanno una comprensione spirituale senza croce. Si rifocillano dalla banalità seminata per distrarre rinsaldando i propri propositi di bene alla fonte della meditazione. Sono i cultori del silenzio e del dialogo con il dàimon che parla al cuore e ispira la mente al comportamento coerente. Non cadono nei tranelli della lamentosa recriminazione e fuggono discussioni acide e insulse sulle colpe. Considerano punti di vista poco esplorati quando non compresi o ridicolizzati dai più. Non si scoraggiano e hanno solide basi nelle riflessioni di chi fece buon uso della propria intelligenza. Il Patriota evoluto  è stato avvertito di non confondere i limiti del suo campo visivo con i confini del mondo (A. Schopenhauer), abbaglio di cui sono ancora farcite molto proposte annunciatrici di cambi epocali in circolazione. Basta scegliere autori nutrienti e meditare con qualche continuità affermazioni che aprono la mente a meravigliosi scenari cognitivi. Come non trarre ispirazione da una riflessione come questa: Tre cose sono necessarie per la salvezza di un uomo: sapere cosa deve credere, sapere cosa deve desiderare, sapere cosa deve fare (Tommaso d’Aquino)? Sapere. Consapevolezza. Un cambio di passo notevole!

   Inarrestabile deve restare il desiderio di conoscere ed esplorare le vie della vita che palpita in noi, affinché la nostra anima resti sempre il punto di partenza. E quel che è stato depositato dentro ciascuno è il motivo per il quale non viene concesso nulla alla rassegnazione alla malvagità. Qoèlet stesso ha intuito qualcosa di grandioso nella sua indagine: Ho considerato l’occupazione che Dio ha dato agli uomini perché si occupino di essa. Egli ha fatto bella ogni cosa a suo tempo, ma egli ha messo la nozione dell’eternità nel loro cuore, senza però che gli uomini possano capire l’opera compiuta da Dio dal principio alla fine. Un sapienziale evolversi verso una dimensione che supera di gran lunga la presa d’atto della vanità dei beni terreni e dell’insipienza di coloro che si affannano ad inseguirli. Il maestro ha visto cosa è stato posto di meraviglioso dentro di noi! Potremo non capire tutto, e sia. Nondimeno qualche spiraglio ci soccorre a considerare nuovi punti di vista: Se vuoi scoprire i segreti dell’Universo, inizia a pensare in termini di energia, frequenza e vibrazione diceva Nikola Tesla e noi potremmo giovarci di questo assunto metodologico per dedicarci quindi alla coltivazione di stati mentali corretti, sorgenti di onde d’amore che si dispiegano in creatività relazionale di travolgente strepitosa proattività.

    Ecco che comincia a produrre energia il Plesso solare, diventato luogo in cui dimora la nozione di eternità! Di consapevolezza in consapevolezza si scalano le rocce dell’incredulità per accedere all’inimmaginabile intuizione: tutto il potere proviene dall’interno! Ed è la scoperta di questa verità che i Pochi vogliono assolutamente impedire, inondando di stupidità e di distrazioni di ogni genere il popolo dei distesi e dei seduti, così che dal loro sovraccarico cognitivo non si rialzino mai vita natural durante. E il loro sistema nervoso simpatico spenga la sua propulsione liberatrice. Ormai qualcuno non ci casca più e anziché bivaccare nelle chat, navigare nel web e farsi quotidianamente di influencer, curano con garbo e intelligenza emotiva il giardino interiore, vedendo di giorno in giorno farsi più nitida la coscienza della  propria natura spirituale e l’unità con la Mente universale che è sostanza di tutte le cose. Si affaccerà timida una prima bozza della risposta alla domanda: Chi siamo noi, veramente? Cominciando a scegliere buone letture e pulendo la propria energia psichica da stati involutivi, con la meditazione si eleva il livello vibrazionale e quando l’intuizione sublime di Cartesio prende forma stabile, allora può accadere la meraviglia dell’imponderabile trasformazione di ogni situazione in contrasto con l’amore. Si apre la via per la Felicità, per la Libertà e per la Verità, elementi strutturali di ogni vivere bene per tutti. Capito che a parte i nostri pensieri, non c’è nulla che sia davvero in nostro potere, disponiamo dell’energia che viene dall’anima umana amante della Vita.

    Sono in viaggio le armate degli orchi di Sauron per la conquista. Ipnotizzate dall’occhio malvagio che tutto controlla, queste orde gigionesche di burattini assecondano i voleri del Padrone. Avanzino pure. Nemmeno si arriverà allo scontro. Poveri, sarete dissolti al momento opportuno. E forse quel giorno il Sole potrebbe vedere qualcosa di nuovo davvero: come la malvagità possa essere vinta con la sola vibrazione del Pensiero. Quando questo pensa la Verità raggiunge il vertice creativo e sapienziale del Bene supremo: l’Amor che move il sol e l’altre stelle.

Sento di dover ringraziare Qoèlet. Ha scritto che c’è un tempo per ogni cosa. Saldi, dunque. Ottimismo e fiducia.

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