-  Mauro Turrini  –  Vivi Amando
Ozio Scolastico

Ozio Scolastico

OZIO SCOLASTICO

La Scuola di Dopodomani

 

   

Il Potere dell’Utopia

 

      Attendendo che si capisca che il Piano Scuola 4.0 è pedagogicamente un infanticidio, va con ogni forza invocato il suo civile affossamento. La digitalizzazione dell’esistenza degli esseri umani nel metaverso è solo business psicopatico della massoneria finanziaria. È perciò un dovere non rassegnarsi al presente scolastico e osare una proposta dirompente. Queste pagine mostrano come e perché ci sono tutte le condizioni per inaugurare un’era finalmente nuova della scuola pubblica italiana. Se quel che vediamo sono le macerie delle pensate di decenni di riforme bastarde, è il momento di osare rompere lo schema della fabbrica degli infelici è innalzare il vessillo dell’Ozio Scolastico.

 

 

    Il Libro: Ozio Scolastico. La Scuola di dopodomani

    … comincia così:

     Per quanto ci abbiano detto fin da piccoli che l’ozio è il padre dei vizi, siamo ora cresciuti e diventati coscienti che non è esattamente così. Anzi, sembra proprio che ci abbiano mentito. Grazie alla bella libertà che più di un qualche capello grigio ci consente, oggi possiamo pensare altrimenti. E lo si può fare tutti, a qualunque età. L’otium è una gran bella cosa. Quanto meno quando vien preso per il suo umanissimo valore di tempo dedicato al piacere. Demolendo con paziente determinazione il dogma educativo del catechismo pedagogico della mia generazione, che voleva con insistita ostinazione prima il dovere e poi il piacere, ci è possibile abbozzare almeno un’alternativa. Osiamo provare lo schizzo di una pagina nuova, in cui si metta il piacere all’incipit  per poi far seguire un fraseggio che ne descriva, con i canoni saggi della temperanza, tutta la sua fragranza esistenziale. E, dopo aver celebrato con sapiente disinvoltura i suoi meriti, sarà gradevole tratteggiare un profilo del dovere che risulti persino desiderabile.

    Per quanto paradossale possa apparire di primo acchito, la migliore culla dell’ozio è proprio la scuola. Per un’affinità linguistica che con il tempo si è smarrita e che merita invece una speciale celebrazione, con una liturgia quasi di pasquale risurrezione. Voglia il cielo che l’Ozio Scolastico sia il nuovo imperativo categorico per una civiltà che, prendendo le pietre migliori di quella bimillenaria che si sta incresciosamente decomponendo sotto i nostri occhi, si concepisca incivile! Nel senso che, senza immaginare scenari improbabili o vagheggiando miti da buon selvaggio o similari, il civis sia un poco più, sempre naturalmente in modo garbato, maleducato nei confronti dei precetti dettati da e per interessi che non sono i suoi.

    Non è detto che i propagatori di quelle antipatiche regole di bon ton pedagogico fossero per forza in mala fede, ma qualche sospetto sull’onestà di chi le ha redatte permane. In genere, i precetti si riconducono a quanti, da pulpiti religiosi o laici, sentono bruciante la missione di dover ben preservare la plebe dai vizi e istradarla sulla via della salvezza. Comunque sia, l’intossicazione da civiltà è stata tale che le vittime neppure si contano più: le macerie vanno via via accumulandosi a testimonianza amara che di civiltà si può morire. Senza aver mai vissuto veramente. 

    Perciò, in queste pagine cercheremo di abbozzare un modello di evoluzione incivile e, lontano dal suscitare timori ed inquietudini, rassicureremo che non vi si troverà nulla di apertamente sovversivo. Quanto meno, non in senso barricadiero. Anzi, l’auspicio sincero è che i nascituri di dopodomani possano rallegrarsi di vedersi alla portata un miracolo, una scuola inconcepibile se rapportata alla generazione delle loro madri e dei loro nonni. Si troveranno in quell’era di spontanea gratitudine alla Vita con cui non ci sarà più alcun bisogno di andare a scuola. Di sicuro non nel senso brutale che conosciamo.  Sarà diventata comune la convinzione che la vera istruzione è insegnare alla gente a pensare da sola? (Noam Chomsky). C’è da augurarselo, unitamente all’auspicio che sia scomparsa dal lessico la parola obbligo e, probabilmente, anche la genia degli individui che tanto l’amavano. Per gli altri, ovviamente.

   Certo, forse canuti e con qualche acciacco che l’anagrafe difficilmente perdona, confidiamo di poter vedere l’alba di quel giorno in cui l’Ozio Scolastico sarà la meravigliosa quotidianità di generazioni di esseri umani rinati all’etica della felicità. Poco avvezzi alla spavalderia sborona, vogliamo essere prudenti e individuare come data di questo evento… dopodomani, ma chissà, dal momento che dopo la fisica della relatività la divisione del tempo in passato, presente e futuro è solo un’ostinata illusione, per quanto persistente. 

   Riguardo alla struttura del libro, essa rimane ancorata però ancora al vecchio canone della cronologia nota. È quello con il quale continuiamo ad avere maggiore famigliarità nella nostra organizzazione temporale e nella comprensione del nostro essere e muoverci nel mondo. Il passato vive in noi attraverso la memoria, il futuro è anticipato nella nostra immaginazione e il presente ce lo rappresentiamo con le categorie mutuate dal nostro vissuto personale e sociale, a trazione più o meno religiosa.

    In questo humus culturale confluiscono una quantità di convinzioni, acquisite strada facendo e sedimentatesi con o senza esplicito consenso, da costituire non di rado un ostacolo alla nostra serenità interpretativa. Nessuna colpa e nessun colpevole da citare in giudizio, per quanto al tribunale della nostra coscienza compaiano nomi e volti non esattamente innocenti e facilmente assolvibili. E sia qualche mugugno, per quanto la nostra uscita dalla minorità sarà proprio contraddistinta da quella virtù etica che si chiama magnanimità. Si tratta dell’attitudine di quanti hanno la grandezza d’animo da rendere nobile il proprio dire e il proprio agire, così d’aver superato la schiavitù psicologica degli infelici, quella data dal bisogno di cercare sempre qualcuno che sia colpevole di qualcosa. 

    Per altro, il vezzo di imputare ad altri la colpa di essere quel che si è, dilata il capestro della schiavitù a piaga sociale, perpetuando lo smarrimento di una verità tanto fondamentale quanto ignorata: non abbiamo altro paziente che noi stessi! È sempre istruttiva la metafora della rondinella che, piangente, si copre con l’ala l’occhio devastato. Al gufo, perspicace nel capire che il suo dolore è stato causato dal corvo, risponde con sorprendente lucidità sull’accaduto: Non piango perché il corvo mi ha cavato l’occhio. No, affatto. Piango perché gliel’ho lasciato fare.

    Vorremmo poter considerare le quattro ere in esame – ieri, oggi, domani e dopodomani – senza esaltare nostalgicamente paradisi perduti né additare, indignati, infernali reprobi, non nascondendo tuttavia una qualche simpatia per esperienze e personaggi che, in maggiore o minor grado, si troveranno in asse con la sensibilità dell’osservatore e la sua stima per alcuni momenti storici più di altri. In ogni caso, anche se la nostra predilezione va per l’affresco luminoso che raffiguri il presagio della Scuola di dopodomani, non si potrà, giocoforza, che essere approssimativi. Questo vale principalmente per ciò che concerne la nostra conoscenza dello ieri, la quale resta, malgrado tutto, viziata dall’ignoranza di molti fatti e dalla incompletezza delle ricostruzioni ad oggi proposte. Va accettato che le lacune non siano neppure lontanamente colmate dalla documentazione che la storia ha consegnato alla nostra pur sempre problematica interpretazione.

    Quanto all’oggi, molto si è impresso con efficacia come esperienza vissuta in prima persona nello scorrere del passato: per molte stagioni, ora da una parte ora dall’altra della cattedra. A questa va aggiunta l’osservazione, non sempre spassionata e serena dei percorsi scolastici di figli e nipoti, trapuntati di disagi, di compiti, di interrogazioni ed esami che alcune cicatrici, hanno lasciato.

    Per quanto poi concerne il domani, basta individuare e indicare i motivi di contestazione alla triste attualità di un’istruzione densa di malessere. Dalla profonda insoddisfazione stratificata e diffusa in tutti i comparti scolastici sono nati progetti di riforma, di ispirazione anche diversa, ma convergenti nel comune denominatore di volersi alternativi al new deal digitale, denominato Piano Scuola 4.0, voluto e promosso dalle agenzie – diciamo così – sovrapolitiche, interessate a dare orientamenti alle istituzioni.

   E per dopodomani? Beh, quasi una passeggiata. Il tentativo di dipingere quello incontrerà molte meno difficoltà rispetto al descrivere le realtà che stanno alle nostre spalle o che si impongono sgradevolmente ai nostri occhi. Proveremo a dare qualche pennellata di speranza affinché si intraveda che l’Ozio Scolastico è tutt’altro che utopistico e che può avere avversario solo la volontà malata di chi ha in odio la vita e la sua libertà di esprimersi. Per quanto la nostra proposta vada considerata una semplice bozza e alcuni concetti bisognosi di ulteriori riflessioni, questi hanno già tuttavia sufficiente forza antropologica per sbugiardare quella sedicente riforma Scuola 4.0 nelle sue perverse e criminali premesse. Difficile immaginare che si possa stendere un tale testo da pedagogia delirante in buona fede. Dies irae, dies illa!

 

OZIO SCOLASTICO

Ozio Scolastico. La scuola di dopodomani

     

       Non so se ci sia in circolazione un libro come questo! Credo che anche chi ha fervida fantasia, neanche sospetta quanto bello sia da augurare l’Ozio scolastico. A tutti, bambini, ragazzi, giovani, maestri, insegnanti, professori, genitori e di sicuro all’intera società. Possibile? Eccome!

    Dagli un’occhiata! Spero ti sia utile. Regalalo. Ti ringrazieranno.

 

    Porta i libri ai prossimi eventi in cui sarò invitato:
sarò felice di farti la dedica personalizzata!

Un abbraccio a te, caro lettore.