Reagire.
Reagire.

Reagire.

         Ad ogni azione corrisponde una reazione. Ossia una forza uguale diretta in senso contrario. Un principio che ricordiamo tutti. Nella fisica è legge, nella vita di tutti i giorni spesso invece la reazione va sì in senso, in qualche modo, contrario, ma è tutt’altro che uguale. Perché nel mondo spirituale l’uguaglianza si misura diversamente.

Quotidianamente, azioni grandi e piccole, di vicini ed estranei, dirette o via mezzi d’informazione sollecitano le nostre reazioni. Anche quando non ne siamo consapevoli, noi reagiamo sempre. Perché siamo vivi.

E, verrebbe da dire, finché siamo vivi, perché i morti hanno un’apatia tale che nulla li scuote. Noi invece diamo sempre un cenno che l’azione è arrivata, foss’anche solo con un impercettibile battito di ciglia, a gradire ovvero di disappunto.

         Non ci sfugge niente perché la vita tutto registra e annota, se quel che ci arriva è nella direzione del piacere oppure del dolore. La forza contraria non manca mai dicevo, anche quando non è apparente: è la sua natura che varia molto. Moltissimo.

       Reagiamo in base a come giudichiamo l’azione. E il più delle volte scatta l’allarme attacco: ci sentiamo coinvolti. Di più, chiamati a giustificarci di quel che abbiamo fatto o non abbiamo fatto. Porca miseria!

       Sì, perché giustificarsi  è una reazione da imputati. Possiamo con relativa tranquillità dire che il più delle volte la nostra reazione è quella scomposta di chi si sente giudicato. Dalle persone e dagli eventi. Non che le persone ce l’abbiano con noi in particolare. Non che i fatti vicini o lontani di cui veniamo a conoscenza siano accaduti pensando a noi. Affatto. Tuttavia scattano le nostre reazioni.

      Spesso queste sono una miscela che unisce più componenti, assemblati in percentuali varie e variabili anche a seconda del carattere, ma in cui non è impresa difficile trovare una qualche costante.

     Oggi se non ti arrabbi non sei nessuno. Se non dai prova di insofferenza verso quelle azioni che non trovano il tuo consenso non sei persona di carattere. Se non mandi a quel paese il soggetto dell’azione con qualche parola colorita, la tua reazione è da perdente. In genere, quando i nervi sono instancabilmente a fior di pelle  adirarsi contro qualcuno o qualcosa è istintivo. Normale.

Questa sta però con altre reazioni meno verbali, ma di egual segno. Della stessa natura. Come manifestare, per esempio, vera o presunta indifferenza. Cioè restare in quel non me ne può fregare di meno che maschera la turbolenza interna dietro una parvenza di distacco emotivo.

      Reagire ad una qualunque azione facendo finta di niente è pure una strategia ampiamente usata. Essa è sovente il passaggio evolutivo che porta dalla collera ad una sorta di rassegnazione che evita gli istintivi travasi di bile, avendo appreso dall’esperienza che quando ci si arrabbia non si sta bene.

      L’azione e la reazione possono essere declinati anche sulla legge del taglione. Ebbene sì, mondo boia: occhio per occhio e dente per dente. Continuare a subire? Certamente no. Basta! Bisogna smettere di masticare amaro e farsi valere!       

      La psicologia della reazione alle situazioni della vita potrebbe arricchirsi naturalmente di altre e approfondite considerazioni. Che dire di quell’atteggiamento orientato al meglio non sapere? Se funziona e ti fa sentire bene, usalo. Personalmente ritengo che la via dello struzzo e della testa sotto la sabbia sia un sentiero sterile, ma è degna di rispetto come ogni altra.

      Come tutto nella vita, anche le reazioni sono una scelta. E, parer mio, una qualità da considerare per il valore di una risposta è il tasso di risentimento che resta in circolo dopo l’ira, l’indifferenza, il silenzioso disprezzo, la vendetta, la fuga. Sull’eredità lasciata da queste emozioni va fatta una valutazione  con sommo zelo, perché niente è più tossico del risentimento. Un veleno che uccide. Atrofizzando le ali della vita. Senza alcuna pietà.

       Non potrai sottrarti alla legge: per ogni azione che incontrerai sulla tua strada ci sarà una reazione. Contraria, certamente. Quanto uguale, dipenderà da te. Che lo voglia o no, che tu lo ammetta o no, che ne sia consapevole oppure no, ogni giorno metti in atto una gran quantità di reazioni. Puoi scegliere tra quelle standard, collaudate da tempo e sotto i nostri occhi tutti i giorni.

       Ma puoi anche scegliere la tua diversità. Puoi scegliere la tua reazione. Che non sia solo una forza contraria, ma sia una forza che viene da te, la tua forza. Fondata su una visione del mondo dove uguale significa utile al mio vero bene e a quello di tutti.

      Ci vuole tempo e fatica per imparare a non reagire come tutti.

      Soprattutto bisogna avere un motivo per farlo.

     Un motivo tanto forte da farti sopportare anche critiche e rimproveri.

     Ma con quali benefici!

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